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Scoprire il mondo con la propria moto: libertà, sfide e lezioni di vita

Intervista a Massimiliano Perrella

09 maggio 2024
Massimiliano Perrella intervista

Con l'arrivo della bella stagione e le strade che si animano di appassionati motociclisti, vi presentiamo l'avventura straordinaria di Massimiliano Perrella, esperto viaggiatore e autore di due libri. Oltre un decennio fa, Massimiliano ha scelto di abbandonare la routine per inseguire un sogno ambizioso: esplorare il mondo in sella alla sua moto. Di recente, abbiamo avuto il piacere di ospitarlo presso il nostro Centro TCS di Rivera, dove abbiamo approfittato per intervistarlo e scoprire i dettagli del suo incredibile viaggio.


Come sei venuto a conoscenza del nostro club?
Nel 2013 mi trovavo in Australia, stavo pianificando il mio viaggio in moto in Sudamerica ed ero in procinto di richiedere il Carnet de Passages, che mi avrebbe consentito di attraversare i confini con la mia moto. A causa della complessità burocratica italiana per ottenerlo, Paolo Pastore, un mio caro amico viaggiatore, mi aveva consigliato di chiedere il documento di cui avevo bisogno tramite il TCS, come aveva fatto anche lui in precedenza. Grazie al vostro Club sono riuscito a partire per il mio viaggio intercontinentale con i documenti di cui avevo bisogno.

Qual è stato il motivo che ti ha spinto a lasciare il lavoro e iniziare il tuo viaggio in giro per il mondo nel 2011, e perché hai scelto la Honda Africa Twin come tua compagna di avventure?

Sentivo che con la mansione che svolgevo a tempo pieno, da direttore di un centro commerciale, non riuscivo a dedicarmi alle mie passioni extra lavoro. Il cambiamento è avvenuto in due fasi: dapprima ho lasciato quell’incarico per accettare un lavoro part-time a condizioni finanziariamente sconvenienti. La seconda fase è stata quella definitiva: ho deciso di lasciare tutto e partire per l’Australia senza avere alcuna certezza. Prima di partire, avevo maturato la consapevolezza che senza un imminente cambiamento nella mia vita sarei finito per impazzire. Alla fine, in Australia ho trascorso ben due anni, svolgendo le mansioni più disparate.
La scelta della moto è stata anch’essa casuale, possedevo già l’Africa Twin, anche se al momento dell’acquisto mai avrei immaginato di riuscire a partire per un viaggio in giro per il mondo, nonostante questo modello da enduro incarnasse perfettamente lo spirito di avventura.

Quali sono state le sfide più significative che hai affrontato in viaggio?
Le più grande sfida, a differenza di quello che si potrebbe pensare, è stata di natura burocratica. A volte, superare alcuni valichi nazionali può risultare davvero stressante, anche avendo adeguatamente preparato i documenti richiesti dai Paesi in entrata e uscita. Quello che ho imparato viaggiando, è che bisogna sempre essere pazienti e che alcuni problemi si possono risolvere sfoggiando il proprio miglior sorriso. Avere la giusta sensibilità nel leggere le persone che abbiamo di fronte è un’altra abilità che può tornarci molto utile, in alcuni casi è conveniente essere molto decisi in altri è preferibile mantenere un profilo basso pur di perseguire i propri obiettivi: nel mio caso, proseguire il viaggio.
La seconda sfida, anche se a mio avviso è la più importante, è stata imparare a fidarsi degli altri. Mano a mano che viaggiavo, mi sono reso conto che nella maggior parte dei casi i pregiudizi che abbiamo risultano infondati. Ho conosciuto persone fantastiche in ogni parte del mondo, ricevendo ospitalità e aiuto anche nelle nazioni etichettate come pericolose.

Potresti raccontarci di un incontro particolarmente significativo o di un'esperienza con la popolazione locale che ti ha particolarmente colpito durante i tuoi viaggi?
Sono rimasto molto colpito dall’Iran e dai suoi cittadini incredibilmente ospitali e gentili. Prima di attraversare il confine, nonostante mi fossi informato e avessi letto diversi articoli sulla bontà di questo popolo, ammetto di aver avuto ugualmente qualche timore. Sono bastati pochi metri per capire che non avevo motivo di preoccuparmi: ogni persona che incontravo per strada mi salutava e chiedeva se avessi bisogno di cibo e di riparo per la notte. Ricordo che un giorno, nell’attraversare un ponte, mi ero sentito per alcuni minuti come una superstar, un gruppo di persone mi aveva accerchiato con entusiasmo per farsi una foto insieme a me e a una coppia di ciclisti che si trovava lì per caso, provenienti da Germania e Svizzera. Per darvi un metro di misura sulla loro ospitalità, in un mese e mezzo trascorso in Iran, ho speso solo 150 dollari, dei quali tutti per fare benzina alla moto. Nessuno ha mai voluto che pagassi nulla.
Un’altra esperienza che ricordo con estremo piacere è stata quella che ho vissuto con dei bambini di un orfanotrofio in Nepal. Nonostante il contesto difficile nel quale stavano crescendo questi bimbi, erano sempre sorridenti e dotati di un’energia travolgente. Mi hanno accolto come un fratello maggiore e aperto gli occhi e il cuore, involontariamente mi hanno dato una grande lezione di vita. Quando ripenso a loro mi ricordo che basta poco per essere felici e che dobbiamo apprezzare anche le cose che diamo per scontate.

Al rientro di questo fantastico viaggio, hai scritto il tuo primo libro «Uno “spostato” su due ruote» che racconta la tua voglia di vivere il mondo appieno rompendo gli schemi. Com’è cambiata la tua vita da quel momento?
È stata un’esperienza grazie alla quale ho imparato a conoscermi, ho colto sfaccettature del mio carattere che non avevo mai avuto modo di esprimere. Sono tornato a essere un po’ bambino, senza la forzatura di dovermi identificare in un ruolo. Ho imparato a essere meno rigido e ad avere un occhio più rilassato anche nei confronti dei pregiudizi delle persone, cercando di prendere gli aspetti positivi da ognuna di esse.
Il motivo per cui ho scritto il libro è stato anche quello di spronare le persone insoddisfatte della propria vita, o semplicemente intimorite dall’affrontare una nuova esperienza, a osare e a buttarsi senza paura perché il mondo non è cattivo come talvolta viene dipinto.

Dal tuo libro «Viaggiando s’impara: il giro del mondo in 50 consigli», potresti condividere con i nostri lettori alcuni dei consigli più preziosi per chi sogna di intraprendere un lungo viaggio in moto?
Il consiglio più grande che posso dare è quello di essere flessibili, portare il minimo indispensabile nelle borse e partire. A prescindere da quanto ci si possa preparare, accadrà sempre qualcosa di inaspettato. Conterà molto di più la flessibilità, la capacità di accogliere l’imprevisto senza stress. È un insegnamento che ho appreso dalla cultura sudamericana. In particolare, tra i tanti fuori programma, mi è capitato di rompere un cuscinetto della moto in Argentina, vicino Ushuaia nella Terra del fuoco, e le sfere di quest’ultimo hanno danneggiato il distanziale e l’interno del mozzo della ruota posteriore. Ero lungo una strada sterrata, in capo al mondo, e non avevo modo di comunicare perché il cellulare non aveva campo. Fortunatamente mi son ritrovato vicino a una piccola caserma presso la quale ho anche trascorso la notte. I militari sono stati gentilissimi e hanno preso in custodia me e la mia moto per i due giorni a seguire, dopodiché sono riuscito a venirne fuori grazie a un amico, con il quale comunicavo via radio dalla caserma, che mi ha portato da un suo zio tornitore, che con calma e pazienza è riuscito a risolvere il problema. Ci sono volute due settimane di fai da te, ma paragonati ai 6 mesi che sarebbero stati necessari a far arrivare il pezzo originale lì, tutto sommato direi che è andata bene.

Quando parti per i tuoi viaggi, insieme alla tua moto, hai una lista di accessori o equipaggiamenti standard che ti porti dietro e che consiglieresti ai nostri lettori?
Fascette, buste di plastica e nastro americano. Questo kit di base mi consente di venir fuori da ogni situazione, lo porto sempre con me. Avendo una moto del 1992, senza elettronica, non ho mai avuto grossi problemi a cavarmela. In aggiunta porto: una tenda, un sacco a pelo, attrezzi base, delle leve, una camera d’aria, un compressore, almeno un litro d’acqua, un antipioggia e alcuni vestiti a strati.

Quali sono i Paesi che hai preferito che ti hanno colpito di più?
Ho apprezzato molto la Thailandia e il Brasile, la loro filosofia di vita, il loro senso di libertà, il loro prendere la vita con leggerezza mi ha fatto stare bene, seppur siano due popoli per certi versi diametralmente opposti: i thailandesi sono più pacati e i brasiliani più festaioli, ma hanno un minimo comune denominatore. Sono Paesi nei quali mi immaginerei di vivere. Il luogo che mi ha invece colpito di più paesaggisticamente è la Bolivia, Paese di una bellezza disarmante, fuori dal mondo.

Quali sono i tuoi prossimi progetti o destinazioni che vorresti intraprendere?
Dallo scorso settembre lavoro per un’agenzia di viaggi toscana, con loro condivido la mia esperienza in qualità di tour leader per l’organizzazione di viaggi a due ruote. Insieme abbiamo già fatto due uscite di gruppo in Spagna e Grecia, questo mese invece partirò due volte per accompagnare un gruppo in Marocco. Qualora voleste seguire le mie avventure, potete farlo sul mio profilo Instagram @australiatwin e su www.australiatwin.it.


Punto di contatto Rivera
TCS Sezione Ticino
Via alla Chiesa 10
6802 Rivera
Telefono +41 91 935 91 35
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